Cronologia

1883 – Nasce a Firenze, il 29 novembre in via Borgognissanti, da Orlando Zeno e Callery Elettra; a sei anni raggiunge la famiglia a Milano, ove il padre era impresario teatrale, e frequenta le scuole primarie e secondarie.

1898 – Su suggerimento del pittore Gigi Conconi, che aveva esaminato i suoi lavori pittorici che presentavano eccezionali fantasiose audacie pittoriche, si iscrive all’Accademia di Brera, allievo di Giuseppe Mentessi; frequenta inoltre la scuola di nudo della Famiglia Artistica alla quale partecipano, fra gli altri, anche Emilio Quadrelli, Angelo Morbelli, Ermenegildo Agazzi, Antonio Bezzi, Giorgio Bellomi.

1900 – Espone, per la prima volta, alla Famiglia Artistica su proposta di Eugenio Pellini, il direttore della famiglia Artistica.

1902 – Nominato segretario di direzione della Famiglia Artistica entra in cordiale amicizia con Emilio Longoni, Giuseppe Giacosa, Ernesto Bazzaro, Alberto Fianchetti, Emilio Gola, Alessandro Mazzucotelli, Eugenio Quarti, Gaetano Previati. Partecipa con dipinti estremamente azzardosi,originali e molto spinti nei ritmi e nel procedimento tecnico alle diverse mostre e i critici Carlo Bozzi, Ugo Monneret, Alfredo Melani si divertono ad esaltare le sue audacie pittoriche per far stizzire i pavidi. Le stramberie del Viviani come le definisce il Centelli sul Corriere della Sera hanno la completa adesione di Vittore Grubicy e i fattivi consentimenti di Arturo Toscanini, Leonardo Bistolfi, e Clemente Pugliese Levi.

1903 –  Inizia, per l’esposizione del 1906, l’elaborazione della grandiosa tela (7,5 metri quadri) “Il villaggio s’addormenta”: un intricato aggrovigliamento di originali trame ottenute con un inusitato procedimento tecnico che non lascia intravedere neppure la minima traccia di pennello attraverso un congegno, da lui inventato, che lascia uscire dal tubetto dei colori un esile fil di tinta, sicchè il dipinto risulta come un complicatissimo ricamo, come una strana filigrana, come un misterioso viluppo di musicali accordi cromatici confusamente divisi che non hanno nulla a che vedere né con la decisa divisione Segantiniana, né con le pazienti punteggiature del Morbelli. Una intuizione prettamente personale. Quella novità esecutiva sorprende anche i più esperti ma Camillo Boito lo classifica come “ un anarchico dell’arte”. Il successo aumenta e Vittore Grubicy che ama il suo prediletto pupillo, acclama la poderosa opera; ma Leonardo Bazzaro si adopera maliziosamente perchè la grande tela non venga esposta alla mostra per il Traforo del Sempione (anno 1906) adducendo motivi di spazio.

1906 –  Un altro quadro “Nasce la luna” è esposto alla mostra del Sempione e su indicazione di Ettore Tito, presidente della comissione, è collocato accanto a “Novembre” di Pelizza da Volpedo nella sala forse più significativa della rassegna; è allora che Vittorio Pica comincia a segnalarlo fra i migliori giovani.

1908 –   Sposa a Milano Eleonora Lega nipote del macchiaiolo Silvestro Lega.

Raul - Eleonora sposi 1908
Raul – Eleonora sposi 1908

1910 –   Partecipa all’Esposizione mondiale di Bruxelles con il quadro “Ippocastani”

1911 –   Nasce il figlio Nilo.

1912 –   Dopo due anni di lavoro per la mostra di Venezia ha la testardaggine di presentare tre quadri (fra i quali  il trittico “La parabola del giorno”) anziché due come da regolamento; la giuria presieduta da Domenico Trentacoste, per acclamazione li accoglie tutti,    modificando in tal senso il regolamento.

1912 –  Camillo Boito che lo aveva definito “anarchico dell’arte” firma il diploma che lo nomina Membro d’onore a vita dell’Accademia di Brera.

1913 –  Il successo raggiunto gli apre le severe porte della mostra quadriennale al Palazzo di Cristallo di Monaco di Baviera con il suggestivo dipinto “Poesia”.

1913 – La Dante Alighieri, presieduta dal Capo del Governo, on.le Borselli, nella mostra di Rimini, organizza una “sala Viviani”  ed è in tale occasione che gli viene conferita la grande medaglia del Ministero della Pubblica Istruzione.

1914 – Nominato Commissario Artistico del Comune di Milano, nomina che si protrae fino al 1922.

1915 – Soldato  del 90.mo fanteria – 4^ compagnia di Rapallo.

1916 – Inizia la sua battaglia a difesa degli artisti e contro le speculazioni commerciali, sottoscrivendo una lettera che invita gli artisti a non partecipare alla mostra della Permanente, essendo, lui, uomo libero a difesa dell’arte per l’arte senza compromessi di alcun genere. Questo suo percorso lo accompagnerà per tutta la vita.

1923 – In una conferenza al gruppo socialista “Amici dell’Arte” sulla gloria postuma dopo aver ricordato Faruffini, Pelizza da Volpedo e i macchiaioli fiorentini, invoca dagli uomini liberi che seguono il movimento artistico quell’appoggio materiale e morale di cui gli artisti hanno bisogno per essere sostenuti lungo il duro cammino.

1924 – Fino a tale data le sue opere esaltate oltre che dal Pica, dall’Ojetti, dalla Sarfatti , dal Marangoni, dal Luzzato, e dal Rubetti nelle esposizioni Nazionali Braidensi, Biennali di Venezia, e nelle città di Roma, Torino, Verona, Firenze, Napoli ecc. gli permettono dati gli elevati compensi, una vita agiata e di possedere un sontuoso appartamento e imponente studio nel palazzo di via Verdi a Milano sopra i saloni della Patriottica.

1925 – Non aderisce alla rivoluzione fascista che sconvolge manifestazioni, organizzazioni, e tendenze artistiche e conseguentemente nascono veti, opposizioni, e imposizioni verso chi non obbedisce a buffi ordini e cervellotiche innovazioni.

1926 – Inizia la sua attività di critico succedendo a Vittorio Pica come critico del “Roma” e del “Mezzogiorno” di Napoli rallentando l’uso dei pennelli e impugnare la penna per combattere il prepotente ed arbitrario monopolio delle arti figurative.

1929 – Assume la direzione del battagliero Giornale dell’Arte vincendo minaccie, aggressioni e vituperi verso la sua persona ma non indietreggia; mantiene la direzione fino al 1931.

1931 – Piuttosto che cedere sceglie l’esilio volontario; fra i suoi discepoli c’è il fratello del Presidente dell’Uruguay al quale erano state date opere non più richieste in Italia, che presentate a Montevideo erano state accolte entusiasticamente. Ciò indusse l’autorevole fratello ad invitarlo a Montevideo per fondare e dirigere l’Accademia di pittura in Urugay ove può liberamente insegnare, dipingere, esporre, scrivere e parlare a favore dell’Arte (radio, teatri, Università). Una conferenza intitolata “Il grande ambasciatore” che era poi l’arte Italiana più volte ripetuta e sintetizzata  su giornali e periodici è  segnalata dall’Ambasciatore conte Mazzolini a Roma e da Roma giunge  un ringraziamento ufficiale, che induce l’Ambasciatore a proporlo per l’Alta Onorificenza; proposta che non gradisce e decide non sia inoltrata perché condizionata all’adesione al Governo al quale è avverso.

1937 –   Rientra a Milano motivato dal desiderio di riabbracciare il figlio Nilo che nella guerra d’Africa si era coperto di gloria meritando una medaglia al valore, e Alfredo D’Agostino gli offre immediatamente le sale della Casa d’Artisti per una mostra che viene affettuosamente salutata da Vincenzo Bucci, Guido Marangoni, Carlo Carrà, Giovanni Mussio, Dino Bonardi e perfino dal critico del Popolo d’Italia. E’ alla presentazione della mostra che afferma in modo esplicito “E’ INUTILE ROMANTICO SON NATO E ROMANTICO MORIRO’”.

1946 –   Presenta e aderisce al “Manifesto del Nuovo Romanticismo” redatto da Dino Bonardi e pubblicato sull’Araldo dell’Arte.

1946 –    Riprende l’attività di critico d’arte che continuerà fino al 1962 su il Giornale degli Artisti, il Giornale dell’Arte, il Corriere degli Artisti, il nuovo Corriere degli Artisti, l’Araldo dell’Arte.

1952  –   Al Centro d’Arte S. Babila di Milano è organizzata una mostra per i 50 anni della sua attività artistica recensito in modo lusinghiero da Leonardo Borgese.

1965 –    Muore a Rapallo (Genova) ove si è trasferito da alcuni anni per motivi di salute.

1966  –   MOSTRA POSTUMA alla Rotonda della Besana di Milano con il patrocinio del Comune.

1972 –    La Famiglia Artistica Milanese, nel suo centenario,  pubblica un volume nel quale Luigi Bracchi nel raccontare l’arte nel centenario colloca Raul Viviani fra i più bei nomi della pittura.